I "numeri" dell'Avvocatura
Gli affari nuovi impiantati dall’Avvocatura dello Stato nel corso dell’anno 2007, raggiungono, in tutta Italia, il numero di 200.000 circa (50.000 circa nella sede centrale romana), con una lieve flessione rispetto ai 215.000 dell’anno precedente (conseguente – invero – solo alla opportuna sottrazione al patrocinio dell’Avvocatura della materia previdenziale e assistenziale): in particolare – e per grandi linee – 100 affari dinanzi ai giudici comunitari (dove la organicità e l’esclusività della difesa dello Stato da parte della sua Avvocatura è la conseguenza logica dell’interconnessione fra la giurisdizione comunitaria e quella nazionale); 800 dinanzi alla Corte costituzionale, 10.000 dinanzi alla Corte di cassazione (con una diminuzione rispetto all’anno precedente, per la definizione di alcune cause seriali, come quelle relative alle penalità dovute per lo sforamento da parte dei produttori italiani delle c.d. “quote latte” comunitarie), 2.300 dinanzi al Consiglio di Stato, e così via. In particolare nella sede romana, quanto alla giurisdizione ordinaria, sono state aperte circa 1000 cause dinanzi ai giudici di pace, 6000 dinanzi ai Tribunali del distretto, altrettante dinanzi alla Corte di appello (in gran parte relative alla legge Pinto); e quanto alla giurisdizione amministrativa gli affari nuovi dinanzi al T.A.R. Lazio sono oltre 8000. La percentuale delle cause vinte è di gran lunga superiore a quella delle cause perdute (pur considerando formalmente perdute quelle in cui la soccombenza è minima, a volte addirittura infinitesimale): oltre il 60% in cassazione, il 73-74% dinanzi ai Tribunali ordinari e amministrativi; percentuale invece fortemente negativa per la Corte d’Appello per la inevitabile notevole incidenza degli affari relativi alla legge Pinto.E la spesa globale per il nostro funzionamento è molto contenuta. La Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione ha recentemente “misurato”, in un approfondito studio, l’attività dell’Avvocatura dello Stato, nonché il relativo onere per lo Stato. L’intero operato dell’Avvocatura pesa sul bilancio per circa 157 milioni di euro. Nella relazione si divide tale onere per circa 200.000 affari (qualificati “equivalenti”, perché tengono conto anche dei numeri, più elevati, del quinquennio precedente). Il risultato è sorprendente: 785 euro per ogni affare legale (si arriverebbe a 920 se il riferimento fosse con i numeri reali del 2006, e cioè a 170.000 affari), potremmo dire il 10 % del costo “di mercato” .